Lettura di “l’amore di Mairèad” di Sergio Bevilacqua

Firenze, casa di “Tomorrow”. 6 maggio 2203.

Erano già passati alcuni mesi dall’arrivo della schiava Chen14 a casa di John, con la sua strana luce negli occhi.
Come tutti gli anni, all’affacciarsi della primavera scendeva dall’Appennino sulla casa di John, ai piedi della villa medicea della Petraia, il profumo del Mugello, fatto di terra e di legna. Il gradevole mormorio di flora e fauna, colpite dalla luce operosa del sole, erano la sua sveglia mattutina: un modo veramente immortale di destarsi.
Da qualche tempo però, quando il gallo cantava, il controller psicotronico del suo giaciglio segnalava difficoltà nella corretta circolazione dell’energia: “Scarsa irrorazione dei chakra alti, tendenza dell’energia al ripiegamento sui chakra bassi”, diceva il display. All’inizio John aveva ipotizzato un malfunzionamento del microprocessore in ununseptio prodotto dalla Third Eye Semiconductors Foundation: sapeva di difetti nella produzione elettronica dei chip e aveva trascurato per alcuni mesi il problema. Ma in Androlandia ogni problema personale era un problema di tutti e sottovalutarlo non era ammesso. Chissà perché, aveva lasciato correre, come se ci fosse stato qualcosa di più importante dell’amicizia, del progetto d’Androlandia… Finché un giorno, vedendo perdurare la diagnosi di cattiva circolazione dell’energia e ritenendola palesemente errata, John decise di sostituire quel ragnetto elettronico. Aprì l’apposito vano, dietro la testata di seta rossa imbottita di piume, staccò il microprocessore con una lieve pressione delle dita e se lo mise in tasca.
Erano già alcuni mesi che non sentiva il desiderio d’uscire. Ormai, lo faceva soltanto per le riunioni d’ashram a Ponte Vecchio e anche lì non andava proprio volentieri. Insomma, non si sentiva a suo agio fuori casa, proprio come quando si è lievemente malati o un po’ brilli.
Maneggiando nervosamente il chip dentro la tasca, uscì in giardino e salì sull’ovetto antigravitazionale, parcheggiato sotto il leccio secolare. Decollò, saltò il muro di pietra che divideva il suo giardino dall’antica via di Quarto e raggiunse in pochi istanti il negozio più vicino, in piazza a Rifredi.
Un garbatissmo confratello della Third Eye lo ricevette, ritirò il vecchio microprocessore e con un sorriso gli diede il nuovo in sostituzione. John quasi non salutò, uscì in fretta e rientrò subito a casa. Rimpiazzò il chip con svogliatezza e attese la mattina seguente, sicuro che la diagnosi di “Corretta circolazione dell’energia” avrebbe confermato i difetti ipotizzati.