Sergio Bevilacqua legge “hakuna matata” di Cesare Bellentani

La piccola sala d’attesa dei voli internazionali diventava, con il trascorrere dei minuti, sempre più insopportabile. Il fumo, denso e nauseabondo, rendeva l’aria viziata. La gente accovacciata sui bagagli era ormai insofferente per i ritardi; ingannava il tempo entrando e uscendo senza scopo dal misero duty free – appena qualche stecca di sigarette e poche bottiglie di liquore.
Senza comperare nulla i turisti guardavano, con il desiderio di spendere inappagato.
Un ragazzo biondo, alto, con i capelli lunghi e incolti, un tatuaggio sul glabro braccio destro, gli occhi chiusi, stava con la testa reclinata all’indietro. Ascoltava con faccia inespressiva il walkman, che era ormai diventato un organo del suo corpo.
La sua ragazza lo teneva per mano. Anche lei bionda, aveva jeans sdruciti, ricoperti di segni a penna irriconoscibili. Quasi un’autobiografia underground.
Svedesi. Danesi, forse.
Sullo zaino verde, stracolmo, era cucita una bandiera, croce gialla su fondo blu. O norvegesi?
“Si avvertono i signori passeggeri che il volo diretto per Mombasa ha un ritardo di un’ora e quindici minuti. The flight to Mombasa …”
‘Non ne posso più. Divento scema’
Il nordico tamburellava sul ginocchio il ritmo della musica che stava ascoltando, mentre con l’altra mano manteneva il contatto con la partner. Lei stava leggendo un romanzo di Hermann Hesse.
L’aria era pesante e afosa, la stessa di luglio. Il riscaldamento era alto, la sala occupata da almeno il triplo delle persone previste, i posti a sedere tutti occupati. Cartelloni pubblicitari della società aeroportuale bolognese annunciavano come ormai imminente l’inaugurazione della nuova ala; e sarebbe stata veramente ora, pensò Sandra. ‘Fortuna che ho trovato un posto a sedere’ disse fra sé e sé.
Però, che nausea! Un leggero malessere le si infiltrava nelle ossa. L’umidità calda della sala la penetrava, tormentandola senza tregua.
Guarda quel nordico con la sua donna’ rifletteva ‘pare non gli importi nulla di nulla. Che indifferenza’
Un tipo rossiccio stava scolando una lattina di birra. Inglese? Olandese? A ben guardare doveva essere proprio un britannico. E l’altro, lì al suo fianco, avvolto nel bomber nero, che sfogliava distrattamente un libro dal titolo incomprensibile.
Seduta accanto a loro una signora candida, molto ordinata, composta. Anche lei con un libro fra le mani. Italiana? Forse. Mise a fuoco il titolo: ‘All”ombra delle fanciulle in fiore’. Il nome dell’autore, scritto in oro sulla copertina patinata da edizione economica, non si riusciva a decifrare, risultando un tutt’ uno nel riflesso. Poco importava. Probabilmente un romanzo rosa. Che cosa ci trovassero le donne nei romanzetti, questo non riusciva proprio a spiegarselo. Lei non li aveva mai tollerati.