La notte aveva dormito un sonno profondo, riprendendosi del tutto dalle fatiche del viaggio. La colazione era stata generosa, come già si era prefigurata nel vedere l’abbondanza dei buffet del pranzo e della cena il giorno avanti. Si era alzata con comodo, passate le nove; dopo la colazione era rimasta per un paio d’ore sdraiata sul lettino sotto un cocco che, fatto oscillare da una brezza leggera, distribuiva equamente i raggi del sole sul suo corpo bianco. Era delizioso restare lì che le dispiaceva turbare la sua quiete anche soltanto per immergere i piedi nella piscina. Ogni tanto, sollevando gli occhi dal suo libro, incrociava il professore e Franco; il primo impegnato al ripasso del suo manoscritto, il secondo alle prese con una rivista di automobili. Le sembrava che Franco mostrasse i primi segni di irrequietezza; già due o tre volte si era alzato dal suo lettino per sedersi sulla poltrona, ritornando alla branda dopo pochi istanti; le era venuto vicino, le aveva proposto di fare un bagno, ma lei gli aveva risposto svogliata “più tardi”; aveva messo i piedi in acqua, poi era ritornato sul suo lettino. Infine si era deciso e, salito sul trampolino, si era esibito in un tuffo con il quale aveva infranto, fra mille spruzzi, la placida tavola azzurra. Poi aveva iniziato una lunga serie di vasche, alternando lo stile libero con il dorso.
Aveva un bel fisico, non c’era nulla da dire; asciutto, tonico, appena un po’ di grasso intorno ai fianchi – roba da niente, peccati veniali -; sicuramente un bel ragazzo, a guardarlo meglio. Si capiva che doveva fare molto nuoto, o almeno che ne aveva fatto parecchio. Strano, pensò Sandra con una punta di malizia, che non le avesse già parlato della sua partecipazione a una qualche Olimpiade. Continuò a osservarlo mentre si muoveva nella grande vasca.
Era veloce, ma molto disordinato; il suo nuoto sembrava la trasposizione in movimento della persona Franco: chiassoso, sprecone, esibizionista, eppure tanto tenero.
Nell’osservarlo si sentiva combattuta da opposti sentimenti: non soltanto contemplava il bell’uomo, ma che ne coglieva, con tutto l’istinto materno di cui era dotata, gli aspetti fanciulleschi più deliziosi.