Sergio Bevilacqua legge “se baci la rivoluzione” di Sonia Serravalli

I’ve been here before
I’ve been here forever”
– Massive Attack

Primavera 2011

Di nuovo, ti inghiotte l’Italia del nord. Le sue tonalità pastello, leggere, molli, dove il contrasto sembra smorzato rispetto ai chiaroscuri con cui ti abbaglia la terra d’oltremare che ospita la tua seconda identità.
E’ una morte lenta quella della partenza da un Paese che ha attraversato una rivoluzione sotto i tuoi occhi, di cui hai condiviso ogni palpito in questi mesi, che come per magia ti sembrano almeno due anni. Infatti, ti è impossibile pensare di esser stata via di meno, ritrovandoti quasi completamente da reintegrare a casa tua spaesata, sfasata, così disorientata dall’inconcepibilità di vivere due vite in una, con due opportunità, due visioni, due alfabeti e due film del tutto diversi.
Hai applicato sull’auto l’adesivo di quel giorno, una data che nel tuo Paese già nessuno ricorda. In un luogo certi segni sono scontati, in un altro non li sanno nemmeno interpretare. Quello è l’avamposto in cui attecchisce la solitudine più incallita.

Segui i canali internazionali e ti leggi tutti i notiziari arabi che riesci ad afferrare in rete, perché sai che quello è l’unico mezzo per stargli vicino. Rivedi il suo modo composto e vigile di guardarti con la coda degli occhi. Dall’altra parte del mare, le notizie non sono un intercalare tra un pranzo e una cena, bensì una rivelazione riguardo la stessa storia dell’enorme famiglia a cui appartieni. Rivedi le sue mani in tasca per nascondere il tremore.
Nel porto avevate convissuto separati da una parete. Non sai dunque perché a volte usi questo termine, “convissuto”, se di mezzo c’era quel muro, levigato, perfetto. Eppure sai come il tuo nome che non eri mai arrivata così vicina a nessun altro.

Vagando per le mura antiche della tua città, comprendi di essere sola. Con gli occhi lucidi ti aggrappi agli spasmi rossi dei papaveri cresciuti sui merletti delle mura erculee contro il cielo azzurro fiordaliso, alla selvatichezza dei ciuffi d’erba mai raggiunti dalle falciatrici – perché se guardi le persone hai paura di esplodere di alienazione. Loro non sanno. Loro non si sono emozionate un istante durante gli ultimi mesi. Loro non hanno il deserto negli occhi e la rivoluzione nelle dita.

Lui aveva cercato notizie di te da quando aveva posato la sua mano sul tuo fianco in quella foto fortuita, in occasione dell’inaugurazione del laboratorio di sartoria di un’amica che nel frattempo hai perso di vista.