Non era ancora uscito qualcosa sugli straordinari anni ’70 che trattasse l’intimità di chi, con intelligenza e spirito di giustizia e di liberta, aveva vissuto la protesta giovanile e i valori sociali e civili su cui si appoggiava. Intimità umana, di sentimenti di amicizia e di amore (famiglia, sesso…), rapporto con la legge e con il diritto sostanziale, mentre scorrevano le azioni politiche, le battaglie per i diritti civili, la liberazione della donna e il Rapporto Hite…
Un giovane e la sua donna, sempre presente come consigliera e compagna di lotta, attraversano con sincerità e coraggio la tempesta di cui sono anche agitatori. Bellissimo il doppio registro di fatti vissuti e raccontati come di giovani veicolati dal flusso e come di giovani che riflettono su ciò che accade, rifiutando etichette anche apparentemente appropriate, per ideali di libertà e piena valorizzazione umana.
Simbolica la coercizione del servizio militare, come le maschere della società che nel ’77 cercammo di distruggere senza accorgerci che erano inestirpabili, anche se ciascuno può fare molto, per sé e per gli altri. E, come nel bel romanzo, tutte le mattine ci svegliamo anche oggi all’ultimo giorno del militare, col senso di libertà e di rispetto dell’umano da difendere e promuovere.
Sono sempre zero (giorni), all’alba… Anche oggi.